Il Colibrì di Sandro Veronesi: Un Viaggio nel mondo dell’arredo attraverso un magnifico Inventario di Pezzi Iconici

Nelle pagine del libro “Il Colibrì”, Sandro Veronesi ci conduce in un affascinate viaggio nel design italiano, attraverso un inventario di pezzi iconici che ci immergono in un limbo in cui l’estetica e l’arredo si fondono con la narrazione

Nel mondo della narrativa, l’arredamento e l’interior design possono svolgere un ruolo significativo nella creazione di atmosfere, nel delineare la personalità dei personaggi e nell’approfondire i temi trattati. Nel libro “Il Colibrì” dello scrittore italiano Sandro Veronesi, l’arredamento e l’interior design vengono abilmente utilizzati per amplificare l’esperienza di lettura e arricchire la comprensione della storia. In questo articolo, esploreremo l’importanza di questi elementi all’interno del romanzo.

L’arredamento descritto all’interno delle pagine di “Il Colibrì” svolge un ruolo cruciale nella creazione di atmosfere evocative. Le descrizioni dettagliate degli spazi, come la casa di Marco Carrera o la villa in cui si svolge gran parte della trama, offrono al lettore un’immagine vivida e coinvolgente dell’ambiente in cui si sviluppa la storia. I dettagli dell’arredamento, come i mobili, le opere d’arte e gli oggetti decorativi, contribuiscono a delineare l’atmosfera di ogni luogo e ad aggiungere profondità alla narrazione.

Per Veronesi, l’arredamento diventa anche un mezzo per esprimere la personalità e le emozioni dei personaggi. Le scelte di arredo dei protagonisti, come i colori, gli stili e gli oggetti presenti nei loro ambienti, riflettono il loro carattere, le loro passioni e le loro esperienze di vita. Ad esempio, l’abitazione di Marco Carrera, il protagonista, è descritta come minimalista e ordinata, rispecchiando la sua razionalità e il suo bisogno di controllo. Questi dettagli arredativi aiutano il lettore a comprendere meglio la complessità dei personaggi e a connettersi con loro su un livello più intimo.

L’arredamento e l’interior design non sono solo dettagli estetici, ma svolgono un ruolo simbolico e riflettono i temi trattati nella storia. Ad esempio, l’uso di spazi aperti e minimalisti nella casa tendono a rappresentare la ricerca di ordine e di equilibrio nella vita del personaggio. Allo stesso modo, l’arredamento opulento e sofisticato può essere interpretato come un simbolo della ricchezza e della superficialità. Nel cinema come nella letteratura gli elementi di design contribuiscono a sottolineare i temi del romanzo e a suscitare una riflessione più profonda nel lettore. Creano una connessione emozionale con il lettore. Attraverso i dettagli degli ambienti e degli oggetti, ci si immerge completamente nella storia, sperimentando le emozioni dei personaggi e comprendendo meglio i loro conflitti e le loro sfide. L’attenzione ai dettagli nell’arredamento contribuisce a rendere la narrazione più tangibile e coinvolgente, favorendo un’esperienza di lettura più intensa.

Il film non riesce a trasmettere il ruolo centrale dell’interior design presente nel libro

Quando si parla della relazione tra cinema e design, la vera domanda da porci non è quanto design è presente nei film italiani, ma piuttosto quale ruolo ha il design in questi film. Sono convinto che il design possa donare al cinema un valore significativo solo quando va oltre la mera presenza decorativa, diventando parte integrante del progetto cinematografico, generando spazi che non solo ospitano l’azione, ma la influenzano, la caratterizzano e interagiscono con essa.

Il film tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, diretto da Francesca Archibugi, avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione per creare spazi ed ambienti in cui il design diventasse un elemento rilevante nella costruzione dell’identità dei personaggi. Nel romanzo di Veronesi, infatti, il protagonista Marco invia al fratello Giacomo un elenco dettagliato dei mobili e degli oggetti di design presenti nella casa dei genitori, indicando il numero di pezzi, il nome dell’oggetto, il designer, l’azienda produttrice, i materiali utilizzati e il loro valore stimato, con l’intento di metterli all’asta.

L’inventario presente nel romanzo rappresenta in modo preciso e accurato una casa arredata negli anni ’60 e ’70 da due persone, i genitori del protagonista Marco, che condividevano il gusto estetico del loro tempo e godevano di una buona situazione economica. Composto da circa cento pezzi, l’inventario elenca oggetti iconici come il divano Le Bambole di Mario Bellini, la lampada Saffo di Mangiarotti per Artemide, le sedie Planula di Carini, il Totem Brionvega, le Plia, le Teti, un esemplare della lampada Gherpe di Superstudio, la poltrona Sacco di Zanotta, la lampada Arco … e molti altri.

Attraverso questo inventario si forma l’idea di una casa in cui il design è collezionato con passione e amore, diventando un elemento distintivo non solo del gusto estetico, ma anche di un’autentica concezione di casa e forse persino di una filosofia dell’abitare. Tuttavia, nel film cosa rimane di tutto ciò? Rimane un’atmosfera. Alcuni pezzi d’epoca sparsi qua e là, soprattutto nel soggiorno e nella stanza dei fratelli, evocano un certo gusto estetico, ma non riescono a trasmettere l’idea di coerenza e di scelta consapevole che invece emerge dalle pagine del romanzo. Riservare maggiore importanza ai dettagli nella descrizione degli ambienti e degli oggetti , avrebbe stimolato l’immaginazione dello spettatore e lo avrebbe maggiormente coinvolto emotivamente nella storia,  offrendo un’esperienza di visiva più completa e appagante.

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