U-Mask Two, quando il Top diventa Flop

Dalle recenti indagini risulterebbe che U-Mask Model Two è un flop-design. Sotto accusa il filtro della mascherina biotech ultraleggera, scelta dai team di F1 e molto in voga tra le celebrità, che non rispetterebbe i parametri pubblicizzati dall’azienda.

La storia della U-mask nasce cinque anni fa, quando una giovane azienda italiana di nome U-E-arth lancia sul mercato la sua prima mascherina, nata per trovare soluzioni a possibili attacchi chimico-batteriologici. Il primo prototipo U-mask era un accessorio ingombrante ed esteticamente poco gradevole, pensato per le megalopoli asiatiche dove l’uso della mascherina era già molto frequente, tuttavia metteva a disposizione di chi la usava una “bolla d’aria” pulita ottenuta con una tecnologia avanzata.

L’emergenza Covid-19 ha permesso all’azienda di sviluppare un percorso di ricerca che superasse due problemi: l’estetica deprimente delle mascherine chirurgiche e FFP2 e il loro impatto ambientale. Il risultato si è concretizzato nell’ideazione di U-Mask Model Two, una mascherina ultraleggera e ultrasicura composta da una cover in tessuto di nylon rigenerato e un filtro, a diretto contatto con il viso, da cambiare dopo 200 ore di utilizzo, almeno in teoria. In realtà, sembrerebbe che la mascherina protegga meno, o al più allo stesso livello, di quelle da 50 centesimi, pur costando 33,60 euro.

 

Negli ultimi mesi la U-Mask è stata considerata, dalle principali riviste di moda e design, la mascherina più innovativa e di maggior successo, non a caso indossata dai piloti di formula 1 e dalle celebrità. Ora da Top rischia di diventare un Top flop.

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